Perché no?

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Mi è stata donata. Una zucca rossa. L’ho avuta tra le mani è ho pensato, per un momento, che potesse trasformarsi nella carrozza della favola. Quella dei bianchi cavalli, della festa, del sogno che diventa realtà, dei perdenti che vincono, del bene e della giustizia che infine trionfano, del “…vissero felici e contenti! “.
Mi è piaciuto per un poco lasciarmi andare all’immaginazione di un prodigio non inquinante, non americano, sobrio e gioioso. Una cosa straordinaria che cambi i giorni e gli eventi, una favola nuova di cui protagonisti potessero essere tutti gli umani eguali e contenti, operosi e gentili.
Mentre l’estate anomala di quest’anno ci lascia, con una luna a metà crescente, coi primi brividi della sera, mentre l’eco di brutti fatti della giornata e degli ultimi mesi bui inseguono la mia costernata attenzione, mentre mostri di cattive storie, malefici, irragionevoli e impietosi, rendono odioso il mondo…io sogno.
Tutti, sulla carrozza. Tutti di ogni colore, tutti alla festa di un vivere più umano ed equilibrato.
È durato davvero un istante. Il tempo di riporre la zucca che domani arricchirà il mio risotto.
Breve sogno, che costa? Esso, almeno, non fa male a nessuno!

Foto- marilenamonti
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Oltre il dolore

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Il mondo è bello. Lo vediamo attraverso la ferma, costante lacrima di dolore che sottoscrive l’esistere,  per ogni essere umano; consapevole o inconsapevole che sia.
Lo vediamo poco e male ed è uno spreco perché il mondo è bellissimo.
È fatto di equilibri e armonia e quindi è in sé la bellezza assolutamente compiuta.
Non possiamo conoscerlo per intero ma possiamo averne una sintesi in qualunque momento ci si trovi al centro di una giornata, di una notte, di un luogo e si avverta che intorno a noi si esprime la perfezione. Credo sia capitato a ognuno, almeno una volta.
Certe pagine “strazianti di bellezza” dovrebbero renderci totalmente felici, asciugare, per un momento la costante lacrima che ci deforma la realtà, compensandoci di ogni dolore.

Foto- marilenamonti

Settembre

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E già rimpiango i ruggiti vitali del sole che prima delle 6 del mattino invadevano la stanza. Riflessi nel mio orzo/caffè,  sul barattolo dei biscotti, sulle mie iridi blu.
Rimpiango. Oggi va così mentre settembre, ( sul calendario è ancora estate), spaccia per buone nubi stratificate e aria appiccicosa.
Una sorta di affanno mi accompagna per la breve durata del solleone: la consapevolezza che troppo brevi sono i mesi del poter vivere ‘a cielo aperto’.
Una avidità attenta mi spinge a spiare, giorno per giorno sin da giugno, gli impercettibili passi del sole all’orizzonte, in direzione di quel grigio che inesorabile, troppo in fretta, giunge.

Un poco mi sfibra questa allerta continua, mentre la calda stagione, in sé, mi inebria.
Non saprò mai rassegnarmi alla fine dell’estate. Come non mi rassegno al male.

Foto- marilenamonti

Sappiamo sognare?

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“Il sognatore, se proprio occorre darne una definizione precisa, non è un uomo, ma, sapete, una sorta di essere di genere neutro. Egli prende dimora per lo più in qualche angolo inaccessibile, come se volesse nascondersi in esso persino alla luce del giorno, e se si ritira in casa sua mette radici nel suo angolo come una lumaca, oppure per lo meno è assai simile a quel curioso animale che è nello stesso tempo un animale e una casa insieme, e che si chiama tartaruga.” (da “Le notti bianche” di Fëdor Dostoevskij).

Leggendo questa citazione mi domando e vi domando: siamo ancora in grado di sognare? Lo chiedo a me stessa che  del sogno ho fatto e faccio nutrimento e imput creativo. (Tuttavia,  pur riuscendo a sognare molto, ho sempre cercato di tenere vigile una sorta di sguardo razionale su me stessa. Quello che mi impedisse di uscire fuori dalla realtà.)
Questo nostro tempo è come se avesse atrofizzato la capacità del sogno, in quanto ha reso sempre più asfittico il desiderio. Ovviamente molti sognano il cellulare o l’auto di ultima generazione, altri un ‘ritorno’ a un orribile nero passato, altri ancora che si riattizi il fuoco purificatore delle leggi razziali, molti  il ritorno alla cara, vecchia lira…
E questi sogni poveri, sterili  e allarmanti, vengono confezionati e proposti con puntuale somministrazione quotidiana, sui social.
Quando ancora sfogliavo, ( fino al 5 marzo scorso), le pagine di Facebook, assistevo alla esternazione di molti, troppi sogni di tale portata. Indotti, malati, pericolosi, malevoli.
Il personaggio di Dostoevskij descrive se stesso chiuso al mondo, rincantucciato a sognare in un corpo/tana/casa ma… basterebbe leggere il romanzo per vedere che egli andava in giro per tutto il giorno, fino a notte, per raccogliere vita, volti, sguardi, profumi,suggestioni, architetture, paesaggi e luci da portare poi con sé per costruire, dopo, lunghi, appaganti sogni degni di questo nome.
Se Fĕdor, il mio adorato Fëdor… fosse stato tra i miei amici di Facebook, forse non avrei abbandonato il social.
E avrei riempito di like ogni suo post…

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Puzzle

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Piccoli
Pezzi
Porzioni d’intero
Presunte certezze
Per la costruzione di un tutto
Perfetto miraggio
Parziale scomposto
Parvenza ridente
Private delizie
Potere comporre
Pazienza cocciuta
Puntare alla meta
Pensare a tre teste
Pensare a due teste
Pensare…
Può darsi frammenti
Probabili di un sè ricomposto…
©Marilena Monti -14/10/15
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Segnali

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Certo la metafora è forte.
Segnali potenti nel nostro paese : crollano ponti, crollano i tetti delle chiese, crollano i falegname e i Santi.
Le borse rischiano di crollare.
Le cose che si ergono verticali e tenaci sono l’aggressività, l’irragionevolezza, l’ignoranza, la violenza e.. lo spred.
Se “coloro” fossero in grado di pensare, di fermarsi un attimo a riflettere, leggerebbero forse in questi ‘segni’ che c’è bisogno di aggiustare il tiro, che se non si fermeranno andremo a sbattere tutti quanti, irreversibilmente, contro un rovinoso muro.
Purtroppo “coloro” non sono in grado di ragionare.
Perciò mi chiedo se noi ancora pensanti, ( e in grado di decifrare la realtà) non dovremmo unire le forze, per porre un argine al Male che avanza.

Foto- Artemagazine

LE PUNIZIONI

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Se io fossi il buon Dio, visto come stanno evolvendo i tempi, creerei nuovi gironi per l’Inferno

Nuovi peccati…nuove punizioni😂

GIRONE 1:
In una saletta vuota e insonorizzata, metterei il signore del Male. Egli, assolutamente solo, avrebbe con sé un cellulare dell’ultima generazione, ancora da venire, aperto sull’applicazione Twitter. Le idee e le stronzate pullulerebbero nel suo perverso cervello e la voglia di twittare sarebbe irrefrenabile. Idee, proposte, provocazioni, proclami, minacce, insulti e progetti per fare sua l’Italia, e poi l’Europa e poi  il Mondo e  stritolare i “vermi negri” che ci invadono e tolgono lavoro e struprano…
Ma il tapino sarebbe costretto, attimo per attimo a constatare… di non avere più le dita.
Contemporaneamente una telecamera nascosta, manderebbe, le immagini della sua infinita frustrazione , in diretta continua su Facebook. E questo per l’eternità…

Foto: informazione tv

Conseguenze

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Questa “non estate” mi coglie incredula e delusa, come quando da bambina, non vedevo giungere il dono chiesto per Natale.
Le estati siciliane, mie. Isole di certezza, odore di grano mietuto, venti caldi, essenze frammischiate di gelsomino, origano, pomelie, basilico, menta… nelle sere calde, alito divino sotto lune grasse e stelle splendenti. La meritata vacanza dal freddo lungo che ottenebra le idee, dai pomeriggi troppo brevi, dal grigio eterno di mesi che non trascorrono mai! La mia estate siciliana asciutta, arida e generosa oggi non esiste più. Guardo quasi con le lacrime agli occhi le piogge quotidiane e mi chiedo se questa non sia Londra. Mi sembra di non avere più certezze. L’estate era la mia certezza: mare di giorno e di notte, (nuotate sotto la luna…), falò sulla spiaggia, albe sulla sabbia, giornate intere entra ed esci dal mare, mangiate sotto le stelle. Nessun rumoroggiare alle mie spalle di minacciosi temporali, niente lampi a squarciare le certezze o piogge improvvise sull’ombrellone. Nella mia estate siciliana, fino allo scorso anno, avevi una certezza lunga tre mesi. Non poteva accaderti che l’estate, con tutta la bellezza che contiene. Oggi ti accadono le bombe d’acqua improvvise, imprevedibili, pericolose. Ti accadono le sere troppo fresche e umide, ti accade la copertina di notte….Oggi ti accade il grigio che rattrista il gelsomino e impedisce ai girasoli e alle rondini, di orientarsi.
La Sicilia ha perso anche la sua estate. Sgomenta i viaggiatori ospiti tra le sue bellezze.
Penso: la Sicilia ha votato per la Lega. Ha rinnegato il sole…

Foto- marilenamonti

Terra balena?

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Voglio dire di non lasciarli ancora abbandonati sulla nave! Il sole li cuoce, li uccide piano piano. Il sole non li ama così come il mare non li ama, così come la bastarda umanità razzista non li ama.
177 costretti su una piccola nave. Sono bellissimi e spossati, sono sbigottiti e allo stremo delle forze; supplichevoli ancora.
Voglio dire: non giocate sul tavolo delle vostre meschine scommesse di potere, di ripicche, ricatti e perfidia, le loro vite.
Vorrei dire, in parole poverissime ( ché non esiste poesia o fraseggio forbito per esprimere il dolore  che provo) che sono esseri umani. Come me e come voi, signori del Male. I loro sono cuori più grandi, forti e lacerati. I loro sono corpi che gemono in silenzio.
Lasciate che sbarchino su questa “terra balena” che sognarono ospitale e  che fino a poco tempo fa, forse lo fu.

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Per oggi, no!

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No ponti, no crolli, no scosse, no spari, no morti e feriti, no guerre e soprusi.  No bombe, no torture, no truffe,  no ricatti, abbandoni, macerie…
Non voglio parlare di nulla che sia solo dolore.
Non voglio scrivere di attualità: il fatto cotto e mangiato, caldo di umori sanguigni, fumante di rancore, di accuse e controaccuse.
Non voglio attualità, oggi. Mi sfianca, mi spossa, mi affanna. Non mi serve.
Se non posso combattere e evitare il dolore del mondo perché parlarne, perché soprattutto scriverne!
Da giorni rimango in silenzio.
Ferragosto  in tonalità sud-ovest, mare molto mosso, non lo frequento che con gli occhi e mi lascio saziare. sferzate sulla nuca, una canzone in loop, meravigliosa e snervante,  come la coscienza che riporta a galla la consapevolezza dei mali del mondo.
Fabbricare un desiderio, un sogno veloce, volare in alto tra le vele sfilacciate di un ombrellone ridotto in brandelli. Volare in un film che si compie in una sola ora con un finale di infinita bellezza  su quella canzone in primissimo piano e il bicchierino di caffè che il vento mi ha rubato dalle mani, prima che finissi di bere,  e rotola sull’asfalto. Ridente  come la bocca di un bambino.
Questo voglio oggi: nascondermi alla consapevolezza che ho e che mi crea puro, sterile dolore.
Sciopero temporaneo della cognizione. Felicità mordi e fuggi, il sole, acchiapparne il più possibile. Masticare aria salmastra e cotoletta con contorno di rossi, carnosi pomodori.

Agata Katia Lo Coco- Photographer